L’orso carnivoro

Gli orsi sono necrofagi e abili predatori che consumano carne quando è disponibile

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Con le piogge di aprile e i primi tepori di maggio la natura si risveglia dal suo torpore invernale. È il tempo della ripresa vegetativa e della fioritura e per molti erbivori, tra cui cervi, caprioli, cinghiali e camosci è il periodo delle nascite.

All’imbrunire, gli orsi fanno la loro comparsa nelle radure di fondovalle alla ricerca di vegetazione fresca, ma non solo. Con fare tranquillo un orso pascola sottovento brucando foglie e germogli. Nascosta nell’erba alta, a non più di 150 metri dall’orso, una cerva vigile punta il suo potenziale predatore. Non appena il vento si alza a suo favore, l’orso si arresta, fiuta l’aria e si solleva parzialmente sulle due zampe posteriori. Come un segugio in cerca della preda, riprende a muoversi. Cammina zigzagando con il muso a terra, fiuta l’aria e torna più e più volte sui suoi passi. La distanza fra la cerva e l’orso si fa sempre più breve. Dopo circa venti minuti, quando l’orso è ormai a poche decine di metri, la cerva fa un balzo laterale, ma non fugge. Ed ecco che, a sorpresa, compie dei salti in tutte le direzioni davanti al suo predatore. Attirare l’attenzione su di sé sembrerebbe un’azione suicida o disperata. L’orso non si cura della cerva e riprende con determinazione a fiutare nella direzione da cui l’orsa è balzata via. Raggiunto il traguardo l’orso affonda la testa nell’erba e si allontana nel bosco con il cadavere inerte di un cerbiatto di poche settimane stretto tra le mandibole. Ecco cosa voleva proteggere la cerva: il suo piccolo nato da poco.

Un’orso in cerca di cibo attraversa un pascolo primaverile, utilizzando l’olfatto per captare i vari odori. In queste situazioni è massima la possibilità che un orso riesca a trovare e uccidere un giovane di cervo o di capriolo.

Gli orsi marsicani possono consumare carne in tutte le stagioni e la maggioranza dell’energia assimilata attraverso questa risorsa deriva da cervi, caprioli e cinghiali o da ungulati domestici.

Gli orsi tuttavia possono alimentarsi opportunisticamente anche di lepri, ghiri, scoiattoli e arvicole. Negli anni Settanta del secolo scorso, il consumo di carne era limitato esclusivamente a ungulati domestici, pecore e capre, ma molto poco frequente (soltanto nel 2% degli escrementi). Tuttavia, già a partire dagli anni Ottanta, a seguito delle operazioni di reintroduzioni di cervi e caprioli in Appennino Centrale, il consumo di carne da parte degli orsi marsicani è diventato più frequente. Tra le diverse specie predate è il cervo a ricorrere maggiormente nella dieta degli orsi. Tra i selvatici, infatti il cervo è la specie più diffusa e numerosa nel Parco e anche la più vulnerabile, soprattutto in alcune stagioni.

In genere, i maschi di orso consumano quasi il doppio di carne rispetto alle femmine, in linea con le loro diverse strategie di vita. Una femmina deve accumulare principalmente grassi per portare a termine la gravidanza, mentre per i maschi avere una massa muscolare più potente consente loro di competere in forza con gli altri maschi. E’ anche vero che i maschi si muovono in territori molto più ampi e quindi è più probabile che possano imbattersi nelle carcasse disponibili.

Una femmina di cervo allatta il proprio cerbiatto di pochi giorni. La primavera è il tempo delle nascite per questi animali e le femmine devono essere particolarmente attente a proteggere i piccoli dai predatori.

Il consumo di ungulati selvatici raggiunge il suo picco tra aprile e giugno, ovvero nei primi mesi dopo l’uscita della tana. Prima del completo scioglimento della neve, gli orsi vanno alla ricerca di animali morti durante l’inverno, sepolti dalle valanghe o predati dai lupi. Un orso può fiutare i resti di un cervo morto, anche dopo decine di giorni, soprattutto se questo è ben conservato sotto la neve. Ma in questi mesi gli orsi predano soprattutto neonati di cervidi e cinghiale. Gli orsi individuano le loro prede seguendo l’odore del piccolo o della madre, oppure irrompendo all’interno dei branchi, cercando di fare alzare e fuggire le madri per poi localizzare i cerbiatti.

Con il progredire della stagione i giovani selvatici diventano sempre meno vulnerabili, ma nei pascoli, sino in alta quota, fanno la loro comparsa pecore, capre, mucche e cavalli che da luglio fino a settembre sono la principale fonte proteine nobili per gli orsi. Da ottobre, il consumo di carne è al minimo annuale e gli orsi consumano quasi esclusivamente prede selvatiche. Questa stagione coincide con la stagione degli amori ed i cervi maschi, stremati dal digiuno e dagli estenuanti scontri per difendere il proprio harem di femmine, sono una facile preda per orsi e lupi. Molti muoiono anche di stenti.

Due cervi maschi adulti combattono durante la stagione degli accoppiamenti. Le lotte talvolta possono diventare cruente e determinare la morte di uno o di entrambi i contendenti. In questo periodo, i carnivori e i necrofagi approfittano della presenza di carcasse sul territorio. Nella foto di destra, un branco di lupi si alimenta della carcassa di un cervo morto a seguito di uno scontro violento

La carne è solo al terzo posto nella dieta annuale dell’orso marsicano, così come si verifica in altre popolazioni che vivono alle latitudini più meridionali.

Potrebbe sembrare un paradosso considerando che, nella foresta boreale, ad esempio, ci sono solo uno o due specie di ungulato selvatico, mentre in Europa meridionale se ne possono trovare anche sette. In realtà, non è così sorprendente se consideriamo tre fattori: temperatura, condizioni di neve e disponibilità di cibo. Alle latitudini nordiche, gli orsi hanno estati molto brevi e inverni molto lunghi e il tempo per ingrassare cibandosi principalmente di frutta e erba è veramente ridotto. Il periodo di svernamento può durare oltre sei mesi, e gli orsi perdono molto più peso rispetto ai conspecifici meridionali. Le foreste sono prive di alberi che producono semi nutrienti ed energetici come pinoli, faggiole, ghiande o castagne. Ma gli inverni rigidi e innevati debilitano gli alci che diventano un facile pasto nei primi mesi dopo lo scioglimento della neve. Nel caso dell’orso marsicano, le dimensioni minori e i suoi adattamenti fisiologici e morfologici ad una dieta prettamente vegetariana lo rendono tra gli orsi bruni quello più abile ad ingrassare alimentandosi soprattutto di piante.

Gli orsi bruni sono necrofagi di base, ovvero si nutrono di animali già morti, ma sono in grado di predare caprioli, cervi, alci e addirittura bisonti, sebbene con meno agilità rispetto a quanto facciano i lupo. E’ l’occasione a rendere l’orso un predatore. Più una preda è vulnerabile, disponibile (ovvero presente in grandi numeri) e accessibile (non aggressiva e isolabile), maggiore sarà la probabilità che venga scelta per essere attaccata. La regola, in genere, è evitare animali grandi e aggressivi che possono mettere a rischio la vita dello stesso predatore. Ma anche decidere di nutrirsi di sole carcasse non è così scontato, perché se ne trae vantaggio solo essendo i soli a consumarle. Maggiore è la dimensione della carcassa è maggiore è la probabilità che attragga altri competitori, ma più è piccola e meno è facile trovarla prima che sia stata consumata da altri spazzini. Del resto gli orsi si sono specializzati a usurpare le carcasse uccise da altri predatori, come lupi e linci: fenomeno noto come cleptoparassitismo. Per gli orsi, quindi, è preferibile predare animali giovani di una specie e attaccare gli adulti solo quando questi sono più deboli, oppure, quando possibile, alimentarsi di carcasse di animali di medie e grandi dimensioni.

L’orso appenninico è prevalentemente vegetariano. Un esemplare attraversa la vegetazione lussureggiante di una valle umida ed ombrosa. Qui l’animale può trovare le ombrellifere di cui si nutre agli inizi dell’estate.

Nel Parco gli orsi hanno sicuramente grandi opportunità di alimentarsi di carcasse in tutte le stagioni.

Una ricerca condotto tra il 2006 e il 2010 sul lupo ha evidenziato che in quest’area il bestiame domestico corrisponde in media al 63% della biomassa ingerita dai lupi, seguita da prede selvatiche, essenzialmente cinghiali, caprioli e cervi. Tuttavia, uno studio mirato condotto in inverno, stagione in cui è possibile seguire le tracce dei lupi su neve e interpretarne il comportamento, ha rilevato che i lupi, sia solitari che in branco, si cibano nel 73% dei casi di carcasse preesistenti sul territorio, di cui il 76% rappresentato da carcasse di animali domestici morti per cause diverse dalla predazione (ad esempio malattie e denutrizione). L’elevata disponibilità di carcasse di animali domestici nel Parco sembrerebbe avere il potere di deprimere la necessità, l’attitudine e il comportamento di un vero predatore come il lupo. Di certo l’orso è tra i primi ad approfittare di questa situazione, ovviamente in estate, quando la disponibilità di animali domestici e quindi anche di carcasse in quota è anche maggiore.

“Negli anni abbiamo accumulato centinaia di minuti di riprese da foto trappola di interazioni fra predatori e spazzini su carcasse di cervo, cavallo e mucche. Abbiamo osservato orsi, lupi e volpi alimentarsi in contemporanea sulla stessa carcassa. In altre occasioni, mentre gli orsi mangiavano, i lupi dovevano aspettare il proprio turno a poche decine di metri, alternandosi. In tutti i casi sembrano essere gli orsi a dettare le regole e il “cambio di turno”. Aneddoti che confermano come la competizione non sia forse così alta, ovvero che “ce n’è per tutti.”

Elisabetta

In Appennino è frequente la pratica dell’allevamento semi brado, con mandrie di bovini ed equini che spesso rimangono in montagna per diversi mesi all’anno.

Gli animali domestici rappresentano comunque una facile preda per orsi e lupi, perché privi di strategie antipredatorie, rispetto ad un cervo nato e cresciuto per sfuggirgli.

Per questo gli orsi attaccano preferibilmente il bestiame domestico. In base ai verbali di indennizzo, i danni da orso sono riconducibili in più della metà delle occasioni ad animali domestici di grandi dimensioni, seguiti da pollame, frutteti e coltivi. In base ai verbali di indennizzo compilati negli ultimi venti anni, le pecore e le capre sono la categoria più predata, seguita da mucche e cavalli. Nel caso delle mucche e cavalli più del 90% degli animali predati sono in genere animali di poche settimane o mesi: la categoria più vulnerabile. L’elevata frequenza di attacchi a ovicaprini può essere spiegata dall’assenza in alcuni casi di sistemi di prevenzione o da condizioni ambientali particolari (ad esempio giornate con nebbia o temporali) e dal semplice fatto che sono abbondanti nel Parco. Nel caso delle mucche e cavalli, invece, ciò dipende dall’abitudine di lasciare il bestiame incustodito al pascolo nelle praterie di alta quota.

PERCHÉ GLI ORSI MANGIANO CARNE
Uno studio mirato condotto tra il 2009 e 2010 nel Parco, mostra come 6 orsi abbiano consumato nel periodo estivo e autunnale un totale di almeno 52 carcasse, corrispondenti ad una carcassa ogni 8-28 giorni per le femmine e ad una ogni 3-9 giorni nel caso dei maschi, tra cui bovini ed equini, seguite dai cervi e ovini/caprini . Considerando un periodo annuale medio di attività di 244 giorni, un tale consumo potrebbe tranquillamente soddisfare più del 50% dei costi di attività di base degli orsi. Diversi studi dimostrano che gli orsi bruni che consumano più carne si riproducono di più, raggiungono dimensioni maggiori e vivono in popolazioni più numerose. Questo si verifica in Nord America, nelle zone costiere, dove però gli orsi hanno accesso a risorse proteiche stagionali molto abbondanti come i salmoni. Questa relazione sembrerebbe meno forte in contesti simili a quello Appenninico. Tuttavia è anche vero che di un cervo, ad esempio, gli orsi, non scartano quasi nulla. Sono pur sempre fisiologicamente animali carnivori e riescono a digerire e assimilare il 90% della carne di cui si nutrono, accumulando sia proteine che grassi. In pratica gli orsi ingrassano più rapidamente mangiando carne. Tuttavia gli orsi non possono mangiare solo proteine. La ricetta perfetta, ovvero quella che consente agli orsi di ingrassare in modo ottimale, dovrebbe contenere il 17% di proteine di origine animale, a cui aggiungere grassi e carboidrati.

L’esperto di orsi americano David Mattson ci spiega l’importanza della carne come risorsa alimentare per l’orso bruno.

“La prima volta che abbiamo visto un orso alimentarsi una carcassa è stato sorprendente. Erano le 6.00 di mattina del 10 agosto 2008. Io e il mio collega avevamo raggiunto decisamente a carponi un punto di vantaggio a circa 800 metri di distanza. La carcassa appariva integra e tutto sembrava calmo. C’era solo un lupo sdraiato a circa 50 metri dalle spoglie. Non riuscivamo a interpretare la situazione. Dopo un’ora circa iniziammo a vedere il ventre della mucca muoversi e la pelle sollevarsi. Ed ecco un orso che, con un abile dietrofront, usciva dall’addome della mucca. Con l’arrivo del giorno l’orso si è allontanato. Soltanto a quel punto, il lupo si è timidamente avvicinato alla carcassa, ma con la coda bassa”

Elisabetta

Un esemplare adulto di orso appenninico si nutre della carcassa di un mulo, rinvenuta nel bosco. L’animale assume un atteggiamento dominante per difenderla da eventuali competitori.

Arrivare per primi ad una carcassa è sicuramente un vantaggio per qualsiasi animale.

Gli orsi possono consumare fino a 40 kg di carne al giorno e, se trovano una carcassa integra, prima di tutto la eviscerano alla ricerca di polmoni, fegato e cuore, parti più nutrienti e digeribili. L’orso non tocca mai il contenuto dello stomaco e dell’intestino e raramente mangia la pelle. Le carcasse appaiono infatti come scuoiate. Dopo i visceri, i bocconi preferiti sono la groppa e le parti prossimali degli arti posteriori. Nel caso di un cervo maschio, gli orsi non disdegnano neanche i palchi, soprattutto se hanno ancora il velluto, o in alternativa si alimentano delle parti terminali ossee delle punte, ricche di calcio e minerali. Da abili usurpatori, gli orsi cercano di assicurarsi l’esclusiva sotterrando parzialmente la carcassa con terra, lettiera e rami, oppure trascinandola, se possibile, nella macchia o nel bosco per consumarla in tranquillità, al sicuro da pericoli o competitori. Alcuni studiosi hanno osservato che gli orsi non consumano subito la carcassa, ma possono aspettare fino a tre giorni per cibarsene. Tale comportamento rallenterebbe la decomposizione e nello stesso consentirebbe alla carne di frollare e diventare più appetibile. Altri orsi utilizzano una strategia più efficace per evitare furti, dormono sulle carcasse o le vigilano a distanza ravvicinata.

COSA SUCCEDE ATTORNO A UNA CARCASSA
Nell’Agosto del 2007 abbiamo avuto l’occasione di ricostruire le attività di due orsi attorno a due diverse carcasse, grazie alla presenza di radiocollari satellitari. Il maschio adulto M06, una volta individuata la carcassa di una vacca circa 500 kg, ha trascorso una decina di giorni a non più di due chilometri dalla carcassa, visitandola almeno due volte al giorno, quasi sempre nelle ore notturne, con soste variabili da poche fino a 8 ore consecutive. In questo periodo l’orso si è nutrito anche di mele e pere e ha bevuto molto per favorire la digestione, visitando più volte un fontanile a circa un chilometro di distanza. Una dieta da protocollo, ben bilanciata. Quando M06 non era presente, di giorno, sono stati osservati almeno altri due orsi e diversi lupi mangiare sulla mucca. Durante la stessa estate una femmina nota, F07, ha scoperto una carcassa integra di cervo maschio. L’orsa ha consumato un cervo intero di quasi 200 chilogrammi in soli sei giorni. Durante questo periodo, l’orsa ha monopolizzato la carcassa sia di giorno e notte, rimanendo nei pressi delle spoglie anche per 13 ore consecutive. L’orsa ha praticamente dormito nei pressi delle spoglie, come documentato dal ritrovamento di diversi giacigli e escrementi, allontanandosi soltanto per bere ad una fonte e mangiare faggiola.

In base a osservazioni aneddotiche sembrerebbe raro nel Parco che un orso riesca a consumare da solo una carcassa di mucca o cervo. In media almeno tre orsi sono stati osservati alimentarsi alla stessa carcassa nell’arco di un giorno, raramente insieme, oltre a lupi, volpi e grifoni. I legami tra i predatori sono molto complessi. I ricercatori hanno dimostrato che gli orsi, in genere, prevalgono su altri predatori come i lupi, anche se questi sono in gruppo, mentre altri predatori agiscono da facilitatori per l’orso, ovvero forniscono carcasse gratuite. Sorprende come anche il semplice atto di consumare o predare un altro animale possa avere delle ricadute sulla vita di tantissimi animali, compresi uccelli, rettili, anfibi e insetti e anche piante. Ma gli orsi possono essere molto aggressivi nei confronti degli altri spazzini, anche se si tratta di altri orsi. Le femmine con cuccioli, se possono, tendono ad evitare le carcasse, perché la presenza dei maschi in giro può compromettere la sicurezza dei piccoli. Nello Yellowstone una delle principali circostanze di morte dei cuccioli è proprio in occasioni di compresenza di maschi e femmine su una stessa carcassa.

Una vacca morta abbandonata in una radura può rappresentare un’attrazione irresistibile per lupi, orsi e altri carnivori, specialmente a ridosso della cattiva stagione. Al crepuscolo, un branco di lupi viene allontanato dalla carcassa da una femmina di orso con il cucciolo dell’anno al seguito.

La grande disponibilità di carcasse di animali domestici e l’ampio uso che ne fa l’orso confermano l’importanza di questa risorsa nella dieta di questa specie in Appennino. La gestione delle carcasse degli animali domestici è un problema annoso nei territori montani, dove spesso è difficile se non impossibile accedere con mezzi e strumenti adeguati alla loro eliminazione. Se da una parte ciò rappresenta un’importantissima fonte nutrizionale, dall’altra, tramite un meccanismo di abituazione alimentare, può esporre gli orsi a maggiori rischi di bracconaggio, conflitti, incidenti e trasmissione di patogeni.

Abituarsi a mangiare carcasse di domestici è un’abitudine che può essere rischiosa per un orso. Non sono pochi i casi di orsi morti in Appennino dopo avere consumato una pecora avvelenata o essere stati investiti per raggiungere cumuli di scarti di macellazione abbandonati ai bordi delle strade.

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