Una comunità per l’orso,
sapori e dissapori

Le cose da osservare per scegliere un buon ristorante

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In alcuni paesi dell’Appennino, tra agosto e settembre, può succedere che alcuni orsi prima dell’imbrunire facciano la loro comparsa tra i viottoli di un paese in cerca di mele, pere e susine mature.

È un fenomeno che si verifica anche in altre aree del Pianeta, con orsi bruni e neri che vivono vicino agli insediamenti umani. Nel Parco, il primo caso risale al 1994. Negli ultimi 25 anni sono stati 8 gli orsi ad avere manifestato questo comportamento: 7 femmine e 2 maschi, tutti di età compresa tra i 2 e i 5 anni alla loro prima comparsa in un centro abitato. Un fenomeno che non interessa tutta la popolazione e molto variabile di anno in anno. Da dove e come si origina questo comportamento? I motivi sono diversi e spesso si sovrappongono tra loro. 

Passare in un centro abitato non è un evento straordinario per un orso marsicano. I paesi dell’Appennino sono circondati dalle montagne e dai boschi dove l’orso abita, ma anche da coltivi e frutteti (alcuni abbandonati) che possono attrarre gli animali. Nella maggior parte dei casi il plantigrado li attraversa semplicemente per spostarsi da una parte all’altra del suo territorio usando per lo più le zone periferiche degli insediamenti, e in genere di notte per non incontrare nessuno. A fine estate, in particolare, gli orsi frequentano comunemente i fondivalle proprio perché sono ricchi di frutteti e rovi che producono grandi quantità di more, di corniolo, biancospino, rosa canina: tutte piante dei cui frutti l’orso è ghiotto.

Tipico mosaico ambientale di un fondovalle dell’Appenno, caratterizzato da coltivi, prati, boschetti e macchie di arbusti, dove, a seconda delle stagioni, gli animali possono nutrirsi di erba, insetti, frutti coltivati o spontanei.

La prima cosa che abbiamo imparato dagli orsi è la loro diversità e individualità. La femmina F05, ad esempio, ha sempre frequentato un’area molto più ristretta degli altri orsi e praticamente del tutto arroccata nelle zone più remote del Parco. Si è riprodotta per ben due volte, quindi a quanto pare aveva tutto il necessario per sopravvivere. Non si è mai avvicinata ad un centro abitato. La femmina FP01, invece, ha frequentato il doppio del territorio e a furia di attraversare i centri abitati, ha preso il vizio di mangiarsi qualche gallina. Anche lei si è riprodotta. La femmina F08, invece, anche lei diverse volte madre, ha vissuto a cavallo della valle del Sangro, e pur attraversando più volte un centro abitato, non hai mai indugiato a lungo tra le vie del paese. Gli orsi si adattano al territorio che trovano, e riescono a trarne tutti i vantaggi che possono.

Elisabetta

Secondo alcune ricerche, le femmine con i piccoli dell’anno e gli individui giovani frequentano le aree limitrofe ai paesi per trovare rifugio da maschi adulti aggressivi. Fenomeno che si verifica soprattutto se la densità degli orsi è elevata, come nel caso dell’orso bruno marsicano. Gli orsi sono anche animali facilmente condizionabili dal cibo (hanno fame per la loro natura) e nei centri urbani possono trovare fonti di cibo ad alto contenuto energetico (es. mangime, arnie, pollai, bestiame, orti, ecc.). Meli e peri domestici, in particolare, fruttificano in quasi tutti gli anni rispetto alle specie selvatiche, e, da opportunisti come sono, gli orsi lo sanno e possono esserne attratti.

Fino al maggio del 2007, il fatto che gli orsi potessero essere così condizionabili dal cibo era solo nelle mie letture. Avevo letto in uno studio che gli orsi abituati a ricevere cibo dagli uomini in natura, erano in grado di imparare gli orari di arrivo del cibo e si facevano trovare pronti. Avevamo preso l’abitudine di lasciare 2 o 3 mele davanti alle foto trappole per convincere l’orso a sostare e avere degli scatti migliori per riconoscere le marche auricolari degli orsi noti. In genere, facevo un controllo ogni sette giorni e più o meno sempre allo stesso orario. Una mattina di un settimo giorno, ricordo di essermi allontanata dalla fototrappola e di esserci tornata dopo neanche cinqui minuti perché avevo dimenticato lo zaino. Un orso giovane aveva appena finito di mangiare tutte le mele. Entrambi rimanemmo molto sorpresi dell’accaduto. E parliamo di soltanto di tre mele.

Elisabetta

Nel 2020, la femmina F17, nota come Amarena, è diventata famosa per aver partorito 4 cuccioli e per avere frequentato i dintorni del paese di Villalago per diverse settimane, attirando molti curiosi. Qui, l’orsa e i suoi piccoli fanno una scorpacciata di ciliegie.

Considerando questo scenario, se alcuni orsi vengono premiati ripetutamente quando passano nei paesi, apprendendo che è facile accedere a queste risorse (frutteti e pollai facilmente accessibili e non protetti) vorranno ritornarci continuamente per ottenerlo quando e come vogliono. Se il condizionamento è associato anche a perdita di diffidenza nei confronti dell’uomo, ecco che alcuni orsi possono iniziare a frequentare i paesi anche in ore diurne, malgrado la presenza di persone. Se si tratta di una femmina con piccoli, è facile che anche i piccoli apprenderanno questo comportamento nel tempo. E da qui che possono nascere i conflitti.

Quando orso e uomo si avvicinano troppo si entra in un territorio “spinoso” sia per gli orsi che per le persone.

Un orso confidente e condizionato può diventare attore di ripetuti incidenti potenzialmente “spiacevoli” con l’uomo. Per un orso, muoversi all’interno di un centro abitato, non è come camminare in un bosco o in montagna, e quindi in un ambiente naturale. La struttura stessa di molti paesi in Appennino, fatti di vicoli stretti e angusti, può determinare incontri ravvicinati e a sorpresa tra uomo e orso mettendolo facilmente alle “strette “e senza vie di fuga. Sebbene gli orsi abituati possano essere meno inclini a reagire in modo aggressivo durante gli incontri con le persone, perché meno timorosi, si fanno però avvicinare molto più facilmente a distanze a rischio. Inoltre, le persone possono adottare comportamenti inappropriati e incauti, sia associate alla paura, con reazioni di fuga o aggressive, sia a troppa confidenza, inseguendo o braccando gli animali per fotografarli o attirandoli con il cibo, rischiando di essere percepiti come minaccia dagli orsi e/o condizionando e abituando ancora di più l’orso.

A livello sociale, la presenza degli orsi nei centri abitati e i contesti di cui sopra sono percepiti da alcuni settori del pubblico, come perdita di qualità della vita, non solo in termini in economici, ma di sicurezza e tranquillità. Emozioni come la paura e il timore possono produrre risultati contrastanti, ma contribuiscono a ridurre la tolleranza e l’accettazione nei confronti degli orsi, rendendoli impopolari. L’aggressione da parte di un orso per atteggiamenti imprudenti, influenzerebbe negativamente l’opinione pubblica e tali attitudini possono risultare in una resistenza in generale a programmi di recupero e conservazione di questa specie. Questo fenomeno può acuirsi in maniera drammatica al di fuori delle aree protette, e soprattutto in aree di recente espansione, dove le persone non sono più abituate a convivere con l’orso da secoli.

Un orso in cerca di frutta attraversa un centro abitato del PNALM durante le ore notturne. (© Marco Colombo – www.calosoma.it)

Erano le 21:30 del 20 agosto del 2016. Stavo risalendo in macchina il viale che mi portava alla mia abitazione in uno dei comuni del Parco. Ecco che mi si presenta davanti una scena che aveva dell’assurdo. Due persone erano intente a farsi un selfie sotto un lampione. A pochi metri da loro un orso in piedi messo alle strette su un muretto. Ecco l’oggetto del selfie. Sono queste le situazioni che dovrebbero essere assolutamente evitate. Anni di conservazione e di convivenza pacifica che potrebbero bruciarsi per avere dei likes sui social.

Elisabetta

Orsi abituati e condizionati sono avvicinabili e diventano facili vittime di atti di bracconaggio e di incidenti stradali. Uno studio condotto sugli orsi neri a Durango, in Messico, ha evidenziato come spesso le apparenze ingannano quando si parla di orsi. Orsi femmine che si alimentavano nei pressi del centro abitato, producevano cucciolate più numerose di quelle più “selvatiche”, generando l’opinione generale che la popolazione stesse aumentando numericamente. Tuttavia, gli orsi attraversando con più frequenza le aree abitate, venivano investiti anche con maggiore frequenza. Confrontando il numero dei nati e dei morti, i ricercatori hanno scoperto che la popolazione stava diminuendo. Non solo, ma i conflitti generati dalla presenza degli orsi, hanno costretto gli Enti gestori a rimuovere molti orsi dalla natura. Sottovalutando i rischi di avere un orso in paese, possiamo trovarci di fronte alla scelta “obbligata” di dovere “rimuovere” l’orso a fini gestionali (es. mettere in cattività), cosa che è già successa in Appennino nel passato: una perdita drammatica, se si tratta di una femmina.

Convivere implica la necessità di modificare i propri comportamenti e adattarsi all’altro, e qui parliamo non solo di correggere quelli degli orsi, ma anche (e soprattutto) quelli dell’uomo.

Molte di queste situazioni potrebbero essere prevenute o controllate. Come? Finché un orso riceverà un premio (cibo) all’interno di un centro abitato, esso continuerà a utilizzarlo. Quindi per scoraggiare tali comportamenti è necessario rimuovere o rendere inaccessibili le fonti trofiche all’interno dei centri abitati. Non è facile, considerando che si tratta a volte di decine e decine di singoli alberi da frutto isolati. L’adozione di misure di prevenzione (ad esempio, messa in sicurezza dei frutteti) richiede un investimento rilevante di risorse umane e finanziarie, soprattutto per coinvolgere le popolazioni locali, ma è l’unica soluzione che può ridurre in maniera significativa l’insorgenza del fenomeno. La protezione delle fonti alimentari può essere realizzata attraverso cassonetti anti-orso, l’installazione di recinzioni elettriche e pollai anti-orso prefabbricati; adeguamenti strutturali su pollai con strutture sufficientemente adeguate e con campagne di raccolta della frutta (un po’ prima che sia maturata) presso i frutteti non protetti dei centri abitati. Parallelamente alla prevenzione, vengono anche favoriti interventi selvicolturali e di gestione forestale, mirati a preservare i cibi naturali, che ad oggi, nel territorio del Parco, consentono all’orso di riprodursi ogni anno e con successo, e che conserva la maggior parte degli orsi nella loro selvaticità.

Alcune “signore” di Opi, piccolo centro d’Abruzzo, collaborano alla raccolta anticipata della frutta dagli alberi in paese per renderlo meno attraente per gli orsi. I frutti raccolti vengono distribuiti nel vicinato e utilizzati per preparare marmellate e dolci.

Tuttavia a volte è necessario intervenire con azioni reattive nei confronti degli orsi da parte di personale esperto e autorizzato, producendo rumore e arrecando dolore attraverso l’uso di proiettili di gomma non letali. Tali azioni sono a volte necessarie per allontanare l’orso dal centro abitato e evitare situazioni potenzialmente critiche e pericolose per l’orso stesso e per la sicurezza pubblica. Tali azioni dovrebbero anche tentare di “rieducare” l’animale, facendo in modo che esso associ i centri abitati e la presenza di persone a situazioni spiacevoli (condizionamento negativo). Tuttavia, molte ricerche confermano che, se gli orsi hanno motivazioni forti, possono “decidere” che il rischio di visitare i centri abitati e di subire azioni di dissuasione sia inferiore al rischio di confrontarsi con individui dominanti o di perdere cibo “facile”. Intervenire sull’orso ha pertanto poco effetto, se prima non si interviene sul comportamento delle persone.

Durante le attività di controllo della presenza degli orsi nei centri abitati, il personale della Sorveglianza del PNALM impiega la telemetria per monitorare i movimenti di un animale confidente.

Gli orsi hanno fame, non sono affamati, per questo si può giocare in anticipo.

Il fenomeno degli orsi in paese è molto variabile negli anni, in funzione dell’età, dell’indole e della disponibilità di cibi in natura. Negli anni di abbondanza di frutta secca ipercalorica (ghianda e faggiola) la frequenza di danni e orsi nei paesi in genere diminuisce, ma può aumentare negli anni successivi (più gli orsi mangiano, più ingrassano e maggiore è il bisogno di mangiare anche in futuro). Un fenomeno naturale che in molti paesi gestiscono attraverso campagne di sensibilizzazione sulla prevenzione. Se è dunque così difficile rendere inaccessibili le fonti alimentari all’interno dei centri abitati, e gli orsi dipendono così dal cibo, perché non si mette cibo supplementare in natura in maniera tale da tenere gli orsi fuori dai centri abitati? In alcuni contesti internazionali, sia in Europa che in Nord America, la somministrazione di cibo supplementare (es. siti di alimentazione riforniti con carcasse, frutta secca, etc.), viene utilizzata come strategia gestionale per allontanare gli orsi dai centri abitati e ridurre danni e conflitti con le attività antropiche. Diversi autori concordano che questa pratica può avere efficacia in anni di vera scarsità di cibo naturale. Ma gli orsi non sono mai realmente affamati in natura (di alternative ce ne sono sempre), e una volta impiegata questa pratica, non è più possibile tornare indietro, crea dipendenza, aumenta i conflitti e altera il modo di vivere (alcuni non svernano più). Questa pratica, inoltre, concentrando più animali in una stessa area aumenta il rischio di trasmissioni di malattie da parte di altri orsi e di altre specie; aumenta i casi infanticidio da parte di maschi adulti nei confronti di femmine con cuccioli e innesca meccanismi di competizione o aggressività da parte di orsi dominanti. 

L’ORSO IN PAESE:
UNA STORIA DI SAPORI E DISSAPORI

Attraversare un centro abitato, per spostarsi da una parte all’altra del suo territorio, non è così raro per un orso in Appennino. Tuttavia se, in questo frangente, un animale viene “premiato” con del cibo, esso vorrà tornarci. Se il condizionamento alimentare è associato ad una perdita di diffidenza nei confronti dell’uomo, ecco che alcuni orsi possono diventare dei vicini “ingombranti”. Modificando alcune abitudini e comportamenti è possibile garantire una vita tranquilla a noi e agli orsi e creare una comunità

Probabilmente non è possibile raccogliere tutta la frutta nei paesi e tenere gli orsi sempre lontani dai centri abitati. Ma coesistere non significa soltanto eliminare i danni, riguarda la nostra capacità di essere tolleranti e rispettosi, di adattarci alle novità e di modificare comportamenti e atteggiamenti.

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